
LE DIFFICOLTA’

L’amore tossico è come le sigarette.
All’inizio ti manca in un modo incontenibile, ma se riesci a superare il periodo critico, ti rendi conto che è stupendo starne senza, ti senti ossigenato, purificato e alla fine, anche solo l’odore del fumo o semplicemente a pensare a quella persona, ti viene un senso di schifo.
– Miriam Messina
Si voltarono verso il mare.
Le parole inutili.
A chi l’avesse visti da lontano,
guardare l’orizzonte,
sarebbero parsi una coppia
di innamorati freschi
e invece
stavano salutando l’amore,
ne stavano gettando le ceneri in mare,
senza dirselo,
ma coscienti entrambi.
Guardavano l’acqua
e gli occhi sussultavano
a ogni granello di ricordo
che scendeva in fondo,
nella cassapanca ammuffita
dove vanno a dormire
gli amori finiti.
Come erano belli:
alti, eleganti,
distinti
alteri,
ma a guardarli meglio,
attoniti,
ammutoliti dall’amarezza,
di un amore spirato di morte naturale,
di cui stavano celebrando il funerale.
Poi il saluto tra loro,
come nulla fosse accaduto.
“A presto”, dille lui
“A presto”, rispose lei.
L’ accenno di sorriso,
il bacio a stampo sulle labbra,
nessun abbraccio forte
a palesare la verità.
L’addio.
– Miriam Messina
Nonostante la pioggia battente, che invitava a restare al calduccio a casa propria, è stata più forte la voglia di incontrarsi con persone con la stessa passione.
C’è stato feeling immediato tra tutti noi, parlando dei nostri libri preferiti e di ciò che amiamo scrivere.
Come ospite d’onore abbiamo avuto S.P. Hopeful Autrice che ci ha presentato il suo primo romanzo pubblicato: “La partita dell’amore”e ci ha raccontato come è arrivata a realizzare il suo sogno. Laura invece è laureata in lingue e anche se scrive continuamente e ovunque, non trova mai il coraggio di far leggere nulla a nessuno, ma alla fine si è sciolta, tra un caffè e una chiacchiera e ha scritto cose molto carine che pubblicherò presto, per farvela conoscere. Lucia è la nostra mascotte, giovanissima liceale, ma piena di sprint e talento, scrive già sulla piattaforma wattpad e ci ha letto un suo racconto che davvero toccava l’anima, di cui pubblicherò qualche estratto nei prossimi giorni. Anna e Francesca erano influenzate ma ci vedremo la prossima volta. Abbiamo cominciato con un primo esercizio creativo: raccontare una giornata tipo a casa nostra, vista dal nostro animale domestico. Sono usciti dei raccontini interessanti e divertenti che pubblicherò sulla mia pagina/blog. Un esercizio che ci ha divertito molto, è stato aprire un libro a testa a caso e leggere la prima parola che ci capitava sott’occhio, per 8 volte, e con quelle parole, così come erano scritte, costruire in 5 minuti di orologio, una frase di senso compiuto.
Se volete cimentarvi anche voi, le parole che sono uscite sono queste: “ricordate” “strappato” “piegato” “aperti” “strilli” “aspetto” “odiare” “glaciale”.
Ci siamo date poi un altro compito: “scrivere in 5 minuti il racconto del primo bacio con una persona che ci piace molto” e poi li abbiamo letti ad alta voce tra rossori, risate e correzioni grammaticali vicendevoli.
Il tempo è volato, al punto che abbiamo deciso di restare altri 40 minuti supplementari, perché c’era davvero tanta carne al fuoco e voglia di condivisione.
Le prime volte ci siamo viste qui, ma prossimamente ci incontreremo alla Mondadori Point di Odilia Telese che per adesso non ha ancora pronta la saletta necessaria.
Iscrivetevi in tanti, il prossimo incontro sarà ancora più interessante, ora abbiamo soltanto rotto il ghiaccio.
Vi aspettiamo.
La conoscete tutta questa malinconia?
La conoscete, la sentite ogni volta?
Perché ci ostiniamo a darle da mangiare?
Perché la accogliamo così a braccia aperte?
Malinconia, nostalgia, mancanza…
Sbagliamo, maledizione…
Sbagliamo!
Non serve a nulla crogiolarci
in questo stupido carosello
in questo inutile girotondo.
Dovremmo produrre azioni concrete
rimboccarci le maniche.
Nessuno ci osserva dall’alto
o dal più nero degli abissi
per premiarci per
questo sentire senza scopo.
Quanto tempo perduto,
canzoni su canzoni
giorni che non torneranno.
Non c’è alcuna medaglia
per il dolore.
C’è un prezzo invece:
gli anni persi che non
verranno restituiti mai.
Mai.
– Miriam Messina
Sai quando comincia una donna a stare bene? Quando non si stupisce più per le delusioni, perché capisce che fanno parte del suo karma. Quando una donna riesce a stare serena, nonostante guardi la realtà nuda e cruda, e la ama lo stesso, allora comincia il periodo più bello della sua vita.
– Miriam Messina
Purtroppo alcune situazioni si comprendono soltanto quando è troppo tardi. Io però non volevo che fosse mai troppo tardi per noi, e mi sono messa a nuotare controcorrente , anche se mi dicevano che non sarei mai arrivata a riva. Preferivo annegare in mare, provandoci, che restare ferma su una barca, che sarebbe affondata comunque.
– Miriam Messina
Che cos’era poi in fondo quell’amore,
se non un desiderio così forte
di stare vicini,
di respirare uno il fiato dell’altra.
I giorni passavano uguali, tranquilli,
con le mille cose da fare o anche da non fare,
pareva stessero bene,
pareva che l’amore fosse solo
una fissazione della gente.
A che serviva?
Bastava avere un lavoro,
cose buone da mangiare,
compagnia per ridere,
compagnia per uscire,
un bel film da vedere,
musica sempre pronta,
triste o allegra
da ascoltare.
La vita era cosi bella,
cosi lineare, da organizzare
ogni dettaglio, per produrre
tutto il santo giorno
e sentirsi a posto.
Ecco che poi all’improvviso
bastava una musica diversa,
bastava un profumo
che quell’amore inutile e sopravvalutato
tornava a comandare su ogni cosa,
e quando erano finalmente insieme,
le scintille della felicità
cominciavano a scoppiare dappertutto
nella stanza
intorno a loro,
come pop corn
e la vita cambiava,
diventava ogni volta diversa,
e sentivano dentro
che quel modo lì di vivere
era da immortali,
come gli dei.
– Miriam Messina
Un genitore che ha perso un figlio,
non riesce più a essere felice
neanche un secondo della vita
che gli resta da scontare,
sì da scontare e non da vivere.
A volte riesce a ridere per qualche attimo,
come se la memoria cedesse
per qualche istante,
ma subito dopo accade peggio,
perché oltre alla coscienza della realtà,
arriva anche il senso di colpa
per aver potuto ancora gioire.
Il senso di colpa.
La rabbia.
Rendersi conto che è accaduto
proprio alla tua famiglia.
Non poter cedere.
Dover continuare a lottare per chi resta.
Desiderare di essere solo al mondo
per poter morire anche tu in pace.
Sentirsi in colpa poi
anche per questo pensiero.
Odiare chi ha i figli vivi.
Odiare chi parla per consolare.
Sentirsi uno schifo poi
per questi pensieri.
E la mancanza
sempre più forte.
Sempre.
Continua.
– Miriam Messina